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A SANREMO CONTANO IL CUORE, LA PASSIONE ED IL RISPETTO VERSO IL PUBBLICO

Stiamo vivendo una sorta di oscurantismo culturale che sta facendo precipitare la nostra società in derive inquietanti.

Ci sono eventi che, piaccia o meno, si identificano pienamente con il paese da cui nascono.
Ne diventano il termometro, l’elettrocardiogramma, addirittura lo stigma.È la rappresentazione della totale metastasi odierna. La dissolutezza di una civiltà precede sempre la fine del relativo Impero, un po’ come quello Romano.
I segnali, per la nostra nazione, ci sono tutti. Ma per fortuna, come sempre, regna parallelamente il bene ed il male.

A Sanremo i ‘bambini dello zecchino d’oro’ hanno preso il posto dei cantanti veri, i fiori si danno anche agli uomini e le direttrici d’orchestra si chiamano Direttore. La cosa più importante è che questo Festival ha dimostrato ad alcuni ‘giovani’ che per arrivare al pubblico non serve distruggere un palcoscenico o emettere fiato per raccontare storie di rabbia che non sempre è possibile seguire o baciare Fedez.

L‘Unica verità che ha primeggiato è che se si è Artisti veri aldilà dell’età anagrafica, perché contano il cuore, la passione ed il rispetto verso il pubblico. Essere ‘arrusti-anziani’ non vuol dire essere rincoglioniti bensì portatori di esperienza a beneficio dei più giovani. Serve maggiore rispetto per chi ha vissuto il passato e sa vivere il presente basti pensare a questi big della canzone italiana: Peppino Di Capri (83), Albano (80), Gianni Morandi (79) e Massimo Ranieri (72). Alcuni telespettatori hanno notato una certa somiglianza tra la camicia di Gassman e quella di Totò. Simpatica la spiegazione della Ferragni sui meme. Bravissimi i Modà e inimitabile Fiorello, che ci regala sempre gag uniche.

Piacevolissimo il duo Morandi-Sangiovanni.

Ilaria Solazzo 

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