Abbiamo bisogno di ciò che non abbiamo.
Capita nella nostra quotidianità, di voler possedere qualcosa semplicemente perché questa non ci appartiene. Sia questa una nuova auto o un nuovo paio di scarpe come anche quel sentimento che desideriamo venga corrisposto. In una parola “Desideriamo”.
Perfino la sera quando chiudiamo gli occhi prima di dormire pensiamo a tutte quelle cose che vorremmo siano nostre.
In ogni conversazione che affrontiamo con un amico o un collega di lavoro ci raccontiamo spesso, esplicitamente o tra le righe, chi siamo e quali sono i nostri obiettivi, e se questi siano raggiungibili o meno.
Ma non è sempre così, esistono persone che al contrario vivono in maniera appagata e serena, pienamente soddisfatti per ciò che hanno.
Come scrisse Sant’Agostino ” la felicità è desiderare quello che si ha già”. Così alcuni confermano il valore di ciò che hanno ritrovandolo giorno dopo giorno, un po’ come succede mentre si guarda un bel tramonto o un cielo stellato. Sono nostri da sempre ma riescono a farsi apprezzare tutte le volte.
Ora però, andiamo a scoprire perché questo meccanismo sia cosi’ difficile da gestire nonostante siamo noi che dovremmo avere il controllo sui nostri bisogni e soprattutto perché desiderare qualcosa che non ci appartiene potrebbe finire col diventare un’ossessione.
Partiamo dal presupposto che il desiderio é parte integrante della nostra esistenza. Non possiamo sottrarci a questo. Siamo nati per desiderare cio’ che la nostra mente traduce in “essenziale” per aggiungere qualcosa in termini di qualità alla nostra esperienza di vita.
Desiderare è qualcosa che storicamente si é rivelato essere un fattore di progresso.
Basti pensare alle condizioni di vita dell’uomo in tempi antichi, senza una dimora stabile al freddo e alle intemperie, l’essere umano ha desiderato un luogo caldo da poter chiamare casa e ciò lo spinse a costruire abitazioni che nel corso dei secoli, a mano a mano che i desideri, le esigenze e il progresso scientifico avanzava, sono diventate sempre più confortevoli.
Oppure ancora, quando era costretto a percorrere chilometri per raggiungere una fonte d’acqua desiderando qualcosa che alleviasse quella fatica fino al punto di farlo diventare un obiettivo, pensò a primi rudimentali mezzi di trasporto e a meccanismi che avvicinassero l’acqua ai villaggi. Oggi abbiamo le auto e il sistema idrico.
Ad oggi noi ci rifugiamo nel desiderio di vederci eterni e giovani, perché la nostra società vuole questo e con la chirurgia estetica siamo piu’ vicini a realizzare il desiderio di vedere riflesso in quello specchio ciò che la nostra mente ha disegnato per noi.
Il desiderio, spesso è legato alle aspettative sociali. Desideriamo ciò che la società propone come necessario, e gli stessi canoni di bellezza possono essere raggiunti attraverso la chirurgia estetica.
Siamo quindi anche fortemente condizionato e saremo sempre soggetti a questo.
Non c’è nulla di male, l’importante è non lasciarsi sopraffare, perché poi ottenere ciò che si desidera per poter accumulare prestigio sociale, non farà altro che creare nuovi desideri, più o meno superflui, in un circuito vizioso che consuma la nostra creatività e la nostra originalità.
Badate bene, è facilissimo caderci, anche per le persone meno condizionabili, non bisogna mai abbassare la guardia.
Anche perché poi si desidera sempre di più è sempre più in grande, e desiderare qualcosa di irraggiungibile invece é la volontà di confermare l’idea che si ha di sé, l’inadeguatezza che si prova la si verifica nel rifiuto o nel fallimento di quel determinato desiderio. E allora a pagare siamo noi, la nostra autostima e la nostra identità.
Ma si ama l’idea prima ancora che questo desiderio possa consumarsi in una gioia o in un dolore. Tutto ciò che avviene poco prima è il motivo per il quale desideriamo qualcosa. Come quel brivido lungo la schiena prima di un bacio, quell’adrelina che senti prima di un salto. Gotthold Ephraim Lessing disse: ”L’attesa del piacere, è essa stessa il piacere. ” Difficile liberarsi dal desiderio che brucia sotto pelle talmente tanto che una volta ottenuto ciò che desideravamo, qualcosa in noi sta già guardando altrove.
Partendo dal concetto assoluto di desiderio che é stato proprio il filosofo Epicuro a classificare in desiderio ” naturale” e desiderio ” vano” . La differenza sta nel tipo di desidero e dunque nel tipo di persona da cui nasce. Per desiderio naturale lui intende tutto cio’ che noi desideriamo e di cui non possiamo a fare a meno , come il benessere fisico, l’ eccitazione sessuale, la fame o la sete ; mentre con desiderio vano lui si riferisce ai beni materiali o la sete di immortalità ( l’eterna giovinezza). Per Blaise Pascal invece siamo in cerca di qualcosa che non ci appartiene. Desideriamo felicità e certezza che non potremo mai trovare dentro di noi. Siamo, secondo il gigante della filosofia, esseri grandi e mediocri allo stesso tempo. Non troveremo mai la felicità in quanto per raggiungerla dovremmo essere immortali.
La consapevolezza di questo desiderio chimerico secondo Pascal fa si che l’uomo si privi di pensarlo arrivando a comprendere la sua miseria. Dobbiamo essere consapevoli secondo lui delle nostre possibilità.
Per i sentimenti non è proprio lo stesso. Ci sono persone che si limitano a desiderare qualcuno ponendosi un limite che riguarda la propria serenità, dunque rassegnazione se non corrisposto, mentre altri avvertono il bisogno di desiderare la stessa persona che le rifiuta. E’ un meccanismo singolare studiato in psicologia che porta la persona a rincorrere chi la respinge entrando in un vortice di dipendenza che continua a investirla tutte le volte e senza nemmeno accorgersene rimane bloccata , continuando a desiderare qualcosa solo perché questa sfugge.
Bisogna fare attenzione a ciò che si desidera quando alla base ci sono delle mancanze in termini di autostima, grandi lacune a livello affettivo perché si riverserebbero in cio’ che aneliamo ma ottenere le cose che più desideriamo non metterà a tacere l’istinto di desiderare altro che una volta ottenuto lascia solo un grande vuoto dentro.
La felicità è un attimo che va vissuto con intensità, non bisogna vivere da immortali per essere felici perché potresti vivere cento anni ed essere felice dieci secondi ma saranno quei dieci secondi che ti porterai tutta la vita. Siate liberi di desiderare ma liberi dal desiderio, perché vivere secondo i desideri non vi renderà mai felici.
A cura di Marta Bossi